Yantra e Mandala tradizionali

L’origine di queste forme d’arte nel loro aspetto più tradizionale affonda le sue radici nelle culture induista e buddhista.

il buddhismo in realtà è una corrente dell’induismo, una branchia che si è staccata e ha vissuto di vita propria in particolare in Tibet, ma nasce dall’induismo, molto più antico, in realtà non databile, forse 1500-2000 a.C..

All’interno di queste due tradizioni si sono generate due forme d’arte simili, ma diverse, che ne rispecchiano rispettivamente la filosofia.

Ripercorriamo ora brevemente la mitologia di queste realtà spirituali, ci servirà per comprendere meglio l’origine, la cultura, i perché degli Yantra e dei Mandala di ieri alla luce e con le conoscenze di oggi, soprattutto in ambito energetico.

Perché a mio avviso non si può creare o anche solo usare questi strumenti senza prima averli conosciuti a fondo, senza sapere ciò che “muovono”.

Induismo

Il pantheon induista è immenso.

Nell’immaginario collettivo occidentale l’induismo è visto come una religione politeistica, una religione pagana in cui si adorano un’infinità di dei, oltretutto anche molto bizzarri.

In realtà nell’induismo esiste il concetto di “essere supremo”, “assoluto”, (corrispondente ad un dio di una religione monoteistica), sotto il quale si sviluppa un pantheon infinito di divinità. qualcuno ha parlato di 33 milioni o addirittura di 330 milioni.

Ogni divinità è vista come una manifestazione del principio universale, un’archetipo, 
possiamo dire un’ENERGIA

L’essere supremo, durante la creazione del mondo si divide in tre entità: Brahma, Vishnu e Shiva che insieme costituiscono la

Trimurti

“Trimurti” è un termine sanscrito che letteralmente significa “tre aspetti, tre forme”, rappresenta la triplice forma di un unico Dio.

Costituita da tre deva (dei), che in realtà derivano tutti e tre dall’essere supremo, del quale ne rappresentano tre aspetti specifici:

  • Brahma – il creatore
  • Vishnu – il preservatore
  • Shiva – il distruttore

Insieme rendono possibile la manifestazione materiale e la sua evoluzione in accordo con il

Dharma = la legge, le regole del manifesto.

La loro azione è fondamentale che sia sinergica ed equilibrata. Nel caso uno prevalga sull’altro ci sarebbe squilibrio e distruzione.

Ognuno di loro ha poi una moglie:

  • Lakshmi, la sposa di Vishnu, è la dea della fertilità, della prosperità e dell’abbondanza.
  • Parvatì è quella di Shiva, simbolo di amore coniugale, è madre di Ganesh (le dee Durga e Kali sono un’emanazioni della dea Parvatì).
  • Sarasvatì è la sposa di Brahma, è la dea della sapienza, del linguaggio, dell’apprendimento, presiede le arti, la scienza e la musica.

Ogni devi è una personificazione dell’energia femminile (è una shakti).

Ganesh, uno dei deva più conosciuti e venerati, è il dio del buon auspicio, della fortuna e dell’abbondanza, rimuove gli ostacoli che bloccano il percorso facilitando la realizzazione di nuove imprese, proprio come fa l’elefante che rimuove, con la sua proboscide, i tronchi caduti lungo il sentiero.

Ogni devata rappresenta una qualità specifica, ha un suo compito, una “funzione” e una sfera di influenza, ma soprattutto possiede una sua energia personale.

Potremmo definirli “archetipi”.

Avatar

Gli avatar sono incarnazioni del deva Vishnu, colui che ha il compito di preservare la creazione.

Nei momenti di difficoltà, quando il male e il disordine prevalgono sulla terra, Vishnu si incarna in un essere mortale per aiutare l’umanità a ristabilire l’ordine, un po’ come Gesù nella religione cattolica.

Questo cerchio rappresenta un ciclo evolutivo, la vita umana sulla terra dall’inizio dei tempi alla sua fine. Il nostro ciclo attuale. Tutto intorno ci sono gli avatar, uno per ogni periodo. Gli avatar si possono definire maestri che si incarnano per aiutare e guidare l’umanità in determinati momenti, quando c’è bisogno di ristabilire l’ordine e impartire insegnamenti. Il primo è Matsya, il deva pesce, che dà il via alla storia dell’umanità, e finisce con Kalki.

In realtà Kalki non è ancora arrivato, ora siamo nel periodo di Buddha, l’illuminato, venuto sulla terra per aiutarci ad evolvere e a trascendere la sofferenza e gli attaccamenti terreni.

Con Kalki, l’ultimo avatar, il nostro ciclo finirà, è il corrispondente dell’apocalisse nella Bibbia.

Buddhismo

Come abbiamo visto il nono avatar è Buddha.

Incarnato in Siddhartha Gautama in India intorno al 600 a.C.

Buddha il risvegliato, l’illuminato, è sceso sulla terra per insegnarci a vivere in maniera positiva superando gli attaccamenti terreni.

Lo scopo della dottrina buddhista è liberare l’essere vivente dalla sofferenza attraverso l’illuminazione.

Ed eccoli qui…

a sinistra un mandala buddhista

e a destra uno yantra induista

sono molto diversi… non so se ne riuscite a cogliere la differenza a livello di sensazione…

il mandala buddista è molto più armonico… rasserena, facilita la meditazione, mentre lo yantra emana un’energia più attiva.

Mandala

Che cos’è un mandala?

Dal sanscrito il suo significato è cerchio, ruota.

È un simbolo spirituale che rappresenta l’universo, la cosmogenesi, il macrocosmo, ma anche il microcosmo.

Al suo interno c’è anche il quadrato, che sta a rappresentare un tempio, non un tempio fisico, ma spirituale. Il tempio che ognuno di noi ha nel proprio intimo, da custodire, curare, onorare.

Una caratteristica particolare dei mandala costruiti dai monaci tibetani è che prima vengono costruiti con sabbie colorate, tanto tempo e tanta pazienza, e alla fine … vengono distrutti!

Quest’atto è molto importante e rappresenta simbolicamente gli insegnamenti buddisti: ovvero il superamento degli attaccamenti terreni, in quanto la realtà materiale non è permanente e solo liberandosi dagli attaccamenti ci si può liberare dalla sofferenza.

I mandala vengono utilizzati principalmente per la meditazione, l’atto stesso di costruire un mandala rappresenta una meditazione.

Simbologie nel Mandala

Riporto solo gli elementi principali della struttura di un mandala, perché elementi simbolici ce ne sono tantissimi, eventualmente approfondirò l’argomento altrove.

Abbiamo la barriera di fuoco che è il cerchio esterno che delimita l’interno dall’esterno, definisce un’entità che può essere, come abbiamo già detto un macrocosmo o un microcosmo.

In questo caso consideriamo che sia un microcosmo, ovvero una persona:

all’esterno del cerchio abbiamo il mondo esteriore, all’interno il suo mondo interiore, la sua coscienza.

Il mandala rappresenta il personale percorso evolutivo spirituale fino al raggiungimento dello scopo più alto, quello di raggiungere la divinità:

  • la barriera di fuoco, che lo separa dal mondo esterno;
  • il quadrato, che rappresenta il tempio interiore, ai quattro lati del tempio ci sono i guardiani a protezione degli ingressi;
  • il cerchio interno, entro cui avviene l’illuminazione;
  • i petali di fior di loto, che rappresentano lo stadio in cui avviene la rinascita e la purificazione, prima di raggiungere la divinità.

Riepilogando … la struttura stessa di qualsiasi mandala è rappresentativa di un’unità, ove il cerchio esterno simboleggia il confine tra il mondo interno e il mondo esterno, la barriera, la difesa.

A mano a mano che ci si avvicina verso l’interno troviamo invece un approfondimento all’interno di noi stessi, nell’intimo, nel mondo interiore.

Andare all’interno di sé = crescita interiore, il percorso è irto di ostacoli e di prove da superare, spesso dolorose.

Arrivare al centro significa ritornare a casa, alla divinità.

La divinità risiede all’interno di noi, nel nostro cuore.

Yantra

La parola sanscrita yantra deriva dalla radice yam, che significa sostenere, reggere o sorreggere l’energia inerente un particolare elemento, oggetto o concetto.

Lo yantra è uno “strumento”.

Gli Yantra sono dimore degli dei.

Un vecchio detto recita:

“Come il corpo sta all’anima e l’olio alla lampada, uno yantra sta alla divinità”.

Simbologie nello yantra

Lo yantra, è molto più schematico e semplice dei mandala tibetani e ha delle parti fisse quasi sempre presenti:

  • il quadrato, che delimita lo spazio sacro, con i quattro portali presidiati dai guardiani che permettono l’accesso alle sole energie autorizzate;
  • I fiori di loto, che possono variare in quantità ma sono quasi sempre presenti, rappresentanti la purezza e l’essenza divina;
  • le forme geometriche, con specifici simbolismi che sono fondamentali;
  • il centro, punto molto importante e significativo:

Al centro degli Yantra quasi sempre è presente un punto, il “bindu”. In realtà questo punto non occupa uno spazio fisico, rappresenta il punto zero, l’immanifesto, il massimo potenziale della realtà allo stato primordiale, prima della manifestazione.

”Nel nulla, tutto ciò che può essere”

Mantra

Yantra e Mantra sono entrambi strumenti, spesso usati insieme, ma, mentre gli yantra sono grafici, i mantra sono strumenti sonori e negli yantra sono rappresentati da sillabe sanscrite (vedi immagine precedente).

I mantra vanno recitati come preghiere, e nella contemplazione di uno yantra, recitarne il mantra ne potenzia esponenzialmente l’effetto.


La differenza sostanziale tra i Mandala e gli Yantra è quindi legata alla filosofia che lega queste opere, ciascuna alla propria tradizione.

I mandala sono più rappresentativi di un’unità, e su quell’unità si lavora, senza scomodare divinità esteriori. Cosa che invece avviene con gli Yantra essendo essi stessi dimore degli dei, veri e propri strumenti che utilizzano energie antiche e primordiali.

Altra cosa sono i mandala attivi, a proposito dei quali vi invito a leggere la pagina: la vita nei mandala.